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La collezione cavalli Landsberg della Federico II di Napoli torna a splendere dopo il restauro conservativo

La pregevole collezione di gessi di fine Ottocento, realizzata dall’artista Max Landsberg e riportante alcune razze equine fra le più famose all’epoca nonché dei singoli esemplari noti per caratteristiche peculiari, si trovava in uno stato di conservazione precario.

La facoltà di Veterinaria della Federico II di Napoli si è dunque attivata per far sì che un tale patrimonio storico-scientifico fosse conservato e valorizzato al meglio, provvedendo, in primo luogo, alle indispensabili operazioni di restauro. Gli interventi eseguiti erano principalmente finalizzati al recupero delle cromie e delle parti mancanti, di cui si rende conto riportando un breve sunto del dossier di restauro. La quasi totalità dei prezzi presentava una cromia irregolare, dettata da cadute di colore più o meno importanti (

), da ritocchi pittorici inidonei o da una pellicola pittorica alterata dalla perdita del legante pittorico (Fig. 2). Tutti i manufatti necessitavano inoltre di pulitura, giacché risultavano offuscati da un consistente strato di particolato più o meno adeso alla superficie (Fig. 3 -prima della pulitura, Fig. 3a- dopo la pulitura). I piedistalli e gran parte delle estremità delle opere si presentavano scalfite (Fig. 4, 5, 6), talvolta con mancanze di un certo spessore e rilievo iconografico (Fig. 7). Si è dunque provveduto ad una prima fase di depolveratura, per poi procedere a dei test di solubilità, al fine di stabilire la migliore sostanza solvente atta ad agire soltanto sull’indesiderato deposito di superficie, salvaguardando l’integrità della cromia originale. Si è quindi passati ad una pulitura a mezzo di gel acquoso, a PH controllato, con addizione di tensioattivo, antifungino o blando chelante, secondo esigenza. Si è quindi provveduto alla ricostruzione delle parti mancanti dei piedistalli con impasto gessoso affine all’originale (4a, 5a, 6a). Per le parti più complesse si è avuta l’accortezza di realizzare i tasselli mancanti in plastilina (fig. 7a), per poi realizzarne il calco negativo mediante alginato e, successivamente, il positivo in gesso opportunamente ridipinto (Fig. 7b. Si veda anche la ricostruzione del gesso dell’anatomia del cavallo Fig. 8, 9 e seguenti).

Con questi sistemi sono state realizzate tutte le parti di modellato mancanti, perfettamente combacianti, che potevano andare ad integrare l’opera salvaguardando al massimo le parti originali. L’impasto gessoso ed il collante utilizzato sono stati scelti per garantirne la rimozione senza danno, nonché il cedimento in caso d’urto (è infatti sempre auspicabile che sia il materiale di reintegro ad assorbire i colpi danneggiandosi, in modo tale da non trasferire pericolose sollecitazioni alla parte originale). Ricostituita l’integrità dell’opera, si è provveduto a reintegrare il legante nelle zone cromaticamente discontinue (Fig. 2, 2a), nonché al ritocco cromatico delle zone interessate dalle cadute di colore (Fig. 1b) e alla tonalizzazione delle parti ricostruite (Fig. 4b, 5b, 6b), mantenendo un grado di riconoscibilità a distanza ravvicinata. I colori impiegati sono stati realizzati a mano per ridurre al minimo l’impiego di sostanze chimiche di supporto e perseguire il massimo grado di compatibilità e reversibilità dell’intervento. Le operazioni più complesse di ricostruzione hanno riguardato il cavallo scorticato o miologico, giacché le tre zampe in appoggio risultavano tutte fratturate, con mancanze importanti, tali da comprometterne la stabilità sulla base, esponendo l’opera a nuove fessurazioni e perdite con la semplice movimentazione. La superficie del manufatto presentava inoltre residui di passate affezioni fungine nonché il distacco della coda.

La ricostruzione degli arti è avvenuta in modalità mista, ovvero creando un tassello maggiormente solido per la mancanza maggiore che interessava la zampa anteriore sinistra (Fig.10, 10a), con funzione stabilizzante e di scarico di parte del peso, per integrare invece le parti adese al gesso originale con un impasto maggiormente cedevole, al fine di creare dei cuscinetti destinati ad assorbire lo stress della movimentazione e delle sollecitazioni dell’intelaiatura metallica interna (Fig. 8a, 9a, 10b, 10c, 11). L’intervento si è infine concluso con la consueta integrazione pittorica delle lacune e tonalizzazione delle parti ricostruite con colori compatibili e reversibili (8b,9b). Gli interventi sono stati eseguiti dalla dott.ssa Federica Dal Forno in collaborazione con la Ditta Alberto Mazzoleni.

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