La storia
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Il Museo di Anatomia Veterinaria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II attualmente situato nel Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali fa parte del Sistema Museale dell’Ateneo Federiciano (SMA).
Il primo embrione di una organizzazione museale risale ai primi decenni del XIX secolo quando materiale destinato alle esercitazioni degli allievi della Scuola di Veterinaria, in prevalenza scheletri interi di animali e singole ossa, viene raccolto sistematicamente ed esposto in una apposita sala.
Esigenze di riforma della Scuola portano al conferimento da parte del Re nell’aprile 1835 della carica di direttore al Prof. Ferdinando de Nanzio. Ed è con de Nanzio che si incrementa il numero di preparati anatomici, soprattutto scheletri e materiale osteologico, in possesso della Scuola e viene creato un allestimento degli stessi in un’antica sala anatomica, primo abbozzo di museo. Da ricordare particolarmente in questo allestimento gli scheletri di due cavalli da parata, dono di Gioacchino Murat alla Scuola, tuttora presenti nel Museo anatomico, ed un pregevole preparato a secco raffigurante testa e collo di cavallo allestito nel 1835 dal Prof. Vincenzo Mazza. Nel 1848 la Scuola passa alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura ed assume la denominazione di “Real Scuola Superiore di Veterinaria e di Agricoltura”. Il Museo di Anatomia sarà da ora gestito dal Direttore del gabinetto di Anatomia e dal Direttore della Scuola per la parte amministrativa. Un primo inventario dei preparati presenti nel Museo lo ritroviamo in una relazione datata 18 dicembre 1854 e redatta dal Cav. Emilio Capomazza, Consultore di Stato e Presidente del Consiglio Generale della Pubblica Istruzione del Regno di Napoli. Nella relazione viene descritta la presenza di scheletri di cavallo, cammello, canguro, cane, struzzo, capra, pecora, bovino oltre che un lupo imbalsamato, un aborto di giumenta, numerose ossa di diversi animali, una collezione di mascelle di equino ed una collezione di Embriologia comparata.
Con l’Unità d’Italia alcune leggi fondamentali rivoluzionano l’organizzazione didattica delle Scuole di Veterinaria. Il Decreto Mamiani dell’8 dicembre 1860 istituisce le “Regie Scuole Superiori di Medicina Veterinaria (Torino, Milano e Napoli – quest’ultima inserita con modifica del 24 settembre 1861). La nuova Scuola Superiore di Medicina Veterinaria viene quindi annoverata tra le istituzioni universitarie del Regno d’Italia. Nell’ottobre del 1861 la direzione della Scuola viene affidata al Prof. Almerico Cristin. Con la guida del Cristin si ha una organizzazione razionale dei preparati anatomici in una struttura museale situata in un ampio locale al secondo piano della Scuola. Nel 1895 viene eletto direttore della Scuola il Prof. Giovanni Paladino che coadiuvato dal Prof. Ugo Barpi si dedica alacremente alla cura del Museo arricchendolo con nuovi ed ottimi preparati anatomici, tra i quali spicca un bellissimo preparato del nervo depressore cardiaco-aortico di Cyon, allestito nel coniglio e conservato in formalina e probabilmente frutto della permanenza del Prof. Paladino presso i laboratori tedeschi del Prof. Carl Ludwig, di cui Cyon era allievo. Inoltre vengono allestiti muscoli degli arti di vari animali e cuori iniettati di varie specie di mammiferi tuttora presenti nel Museo. Ma soprattutto viene operato l’acquisto dall’allora famosa ditta tedesca Ziegler una collezione di 91 modelli anatomo-embriologici in cera di pregevole fattura tuttora vanto del Museo Anatomico Veterinario. Nel 1902 il Prof. Barpi compila il primo catalogo ufficiale e completo dei pezzi presenti nel Museo facendo anche riferimenti grafici dei locali (Catalogo dei preparati del Museo – 1902).
Negli anni trenta, il Museo, la sala anatomica ed il laboratorio di esercitazioni vengono curati da un valente tecnico, il Sig. Pietro Tarallo che era in attività presso l’Istituto dai primi anni de novecento. Si devono a lui l’allestimento e la cura di molti preparati utilizzati per la didattica e di altri, disposti nelle bacheche del Museo. Nei primi anni quaranta, la seconda guerra mondiale stravolge l’andamento delle attività in Facoltà, soprattutto a causa dell’assenza forzata dei docenti impegnati sui fronti di guerra ed anche per l’occupazione di parte dell’edificio della Facoltà da parte degli alleati. Comunque, tra i pochi rimasti operativi in sede, il Prof. Naglieri viene nominato Preside nel 1944 per il breve periodo dell’emergenza. La direzione dell’Istituto di Anatomia degli animali domestici con Istologia ed Embriologia viene affidata nel 1954 al Prof. Antonio de Girolamo. Sotto la direzione del de Girolamo l’Istituto di Anatomia beneficia di una notevole ristrutturazione sia in termini di personale che di spazi secondo criteri di maggiore funzionalità, riorganizzando le strutture esistenti e realizzando laboratori di ricerca e didattici nonché un laboratorio di microscopia elettronica a trasmissione, primo dell’Italia meridionale. Viene costruito un terzo piano sovrastante l’Istituto stesso dove trova collocazione, tra gli altri, il Museo di Anatomia che amplia così i suoi spazi di esposizione dei preparati anatomici adesso non più accolti negli ingombranti scaffali di legno ma da più leggere e sicure bacheche in alluminio protette da vetri. Risale al periodo della direzione del Prof. de Girolamo la donazione al Museo di una interessante quanto preziosa collezione di reperti della fauna mediterranea da parte del Prof. Vincenzo Diamare, noto protagonista della ricerca biologica del tempo, con il quale il Prof. de Girolamo intratteneva ottimi rapporti scientifici e di amicizia. Tale collezione seppur impoverita dalla perdita per danneggiamento di alcuni esemplari è ancora presente nell’attuale Museo. Inoltre, il Museo sotto l’impulso organizzativo del Prof. de Girolamo si sviluppa notevolmente arricchendosi di preparati “moderni” per l’epoca tra cui modelli anatomici plastici ed organi inoculati.
Nel 1978, viene nominato direttore dell’Istituto di Anatomia il Prof. Gaetano Vincenzo Pelagalli che diviene nel 1980 anche Preside della Facoltà, carica che gli viene rinnovata ripetutamente fino al 2001. Oltre alla riorganizzazione dell’Istituto di Anatomia il Prof. Pelagalli si occupa anche dell’organizzazione del Museo di Anatomia al quale nel 1982 viene assegnato un posto di Conservatore che viene affidato per concorso al Dr. Antonio Crasto. Viene, dunque, riorganizzata la disposizione dei preparati nelle varie bacheche ed acquistati diversi modelli in plastica ed organi inclusi in resina destinati sia all’esposizione che a scopo didattico. Nella riorganizzazione del Museo rientra l’iniziativa di apertura al pubblico della struttura, in particolare alle scolaresche, al fine di promuovere una maggior conoscenza all’esterno del patrimonio museale della Facoltà. Nel 1990, il Dr. Crasto cura la pubblicazione di un volume di divulgazione storico-scientifica del patrimonio museale dal titolo: “Il Museo Anatomico”, edito da Arte Tipografica con sede in Napoli. Nel frattempo (1988) viene attivata una nuova struttura che sostituisce l’Istituto di Anatomia e che comprende varie discipline, il Dipartimento di Strutture, Funzioni e Tecnologie Biologiche. Direttore del Museo di Anatomia Veterinaria in seno a tale struttura, è sempre il Prof. Pelagalli.
Nel 1988 la Facoltà di Medicina Veterinaria celebra il bicentenario della sua fondazione con una serie di iniziative che includono diverse pubblicazioni tra le quali un volume (italiano/inglese) dal titolo: I modelli in cera del Museo di Anatomia Veterinaria (Wax models from the Museum of Veterinary Anatomy, realizzato dai Proff. Gaetano Vincenzo Pelagalli e Vincenzo Esposito (autori del testo) e dal Dr. Ciro Paesano (autore delle immagini). Edito da Napoli Arte Tipografica, il libro intende divulgare alla comunità scientifica nazionale ed internazionale il patrimonio scientifico ed artistico rappresentato dalle cere possedute nel Museo Anatomico in tal modo valorizzando un patrimonio storico che affonda le radici negli anni di fine Ottocento ed inizio Novecento quando in Europa i primi noti embriologi danno un notevole impulso a questa branca della Biologia cominciando a collaborare alla realizzazione di modelli in cera con artisti della ceroplastica. Nel 2000 diventa Direttore Scientifico del Museo il Prof. Giuseppe Paino che mantiene tale carica fino al 2010. Nel corso di questi anni il patrimonio museale viene arricchito di animali imbalsamati appartenenti alle classi di rettili, uccelli e mammiferi ed organi plastinizzati di mammiferi domestici destinati sia alla didattica che all’esposizione. Inoltre, il Prof. Paino promuove la realizzazione di un laboratorio di plastinizzazione che viene affidato al Dr. Ciro Paesano. Il Museo si apre al pubblico partecipando alla manifestazione “Musei in movimento” nel maggio 2005. La manifestazione coordinata dal direttore Prof. Giuseppe Paino e dal Prof. Paolo de Girolamo è inserita nel contesto della “Notte Europea dei Musei” ideata nel 2005 dal Ministero della Cultura e della Comunicazione francese. Estesa successivamente a tutta la Comunità Europea, essa intende valorizzare il patrimonio culturale e scientifico consentendo eccezionalmente l'accesso serale e gratuito alle strutture museali. La manifestazione, alla quale partecipano come ospiti la Prof.ssa Cristine Lefévre curatrice del Museum National d’Histoire Naturelle de Paris in Francia; il Dr. Lucas Moràn Rodriguez direttore del Museo de la Fauna Salvaje Fundaciòn Romero Nieto di Lèon in Spagna e la Prof.ssa M.a Angeles G. Machado responsabile del Museo Cinegetico y Piscicola de Galicia di Lugo in Spagna, è arricchitada un incontro conferenza nel pomeriggio ed un concerto di musica jazz nel chiostro cinquecentesco della Facoltà la sera. Negli anni successivi fino al 2014 il Museo passa sotto la Direzione del Prof. Gaetano Scala che sulla linea del predecessore consente di incrementare la collezione museale con l’apporto di preparati scheletrici di mammiferi domestici e tiene viva l’attenzione sulla salvaguardia dei reperti museali più antichi.
La sua prematura scomparsa nella primavera del 2014 porta alla direzione scientifica del Museo il Prof. Paolo de Girolamo. Dall’insediamento nella carica ad oggi il Prof. de Girolamo ha promosso una radicale ristrutturazione sia degli ambienti e delle strutture museali che della visibilità e fruibilità al pubblico del patrimonio museale.
Dà inizio ad una importante opera di recupero dei preparati biologici appartenenti alla preziosa collezione Diamare di fauna marina ed a vari preparati anatomici realizzati alla fine dell’ 800 dal Prof. Barpi. Viene, inoltre, realizzato l’importante restauro della collezione di cere embriologiche “Ziegler” avvalendosi della valida opera di restauratori di ceroplastiche di alta formazione. In tal modo è preservato il notevole valore scientifico, storico ed artistico di questa pregevole raccolta di cere risalente alla fine dell’800. La predetta collezione e tutto il patrimonio museale fruiscono dei nuovi spazi al terzo piano del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali e sono ricollocati in bacheche rimodernate strutturalmente con criteri più razionali di fruibilità sia per lo studio da parte degli studenti dei vari corsi di veterinaria che per la visibilità da parte del pubblico di visitatori.
Nel 2015 il Museo di Anatomia Veterinaria partecipa alle celebrazioni per i 791 anni dell’Ateneo Federico II di Napoli organizzando: “Le forme degli animali elemento di conoscenza del rapporto uomo animale”, una giornata di dibattiti focalizzati sul valore didattico, scientifico e sociale dei musei di Scienze Veterinarie alla quale partecipano come ospiti invitati il Prof. Joaquin Sanchez de Lollano, responsabile del Museo Veterinario Complutense della Università Complutense di Madrid e la Prof. Alicia Ortiz del Dipartimento di Pittura e Restauro della Facoltà di Belle Arti dell’Università Complutense di Madrid. La visibilità del Museo all’esterno delle mura fisiche viene realizzata con la creazione di un logo rappresentativo e soprattutto di un sito web curato dal Sig. Antonio Calamo con la collaborazione scientifica della Dr.ssa Lucianna Maruccio e del Prof. Vincenzo Esposito.
Inoltre, in funzione di una maggior diffusione al pubblico del patrimonio di notevole interesse scientifico, artistico e storico posseduto dal Museo, il Prof. de Girolamo, nel 2018, effettua il prestito delle cere embriologiche più significative per interesse scientifico e bellezza artistica all’esposizione “Corporea” , museo interattivo del corpo umano, sita in “Città della Scienza” a Napoli.
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I PERSONAGGI ILLUSTRI DEL MAVet
Paolo Panceri(1833 - 1877)
a cura di
Nicola Maio, Antonio Calamo, Lucianna Maruccio
Nato a Milano il 23 agosto 1833, si laureò in Medicina a Pavia il 10 febbraio 1856, ma prediligeva le discipline naturalistiche. Fu subito nominato assistente alla cattedra di Zoologia e Mineralogia di quella Università. Nel 1859 prestò servizio come medico volontario negli ospedali di Milano durante la Seconda Guerra d'Indipendenza. L'anno seguente divenne professore di Storia Naturale nel Regio Liceo di Pavia e nel 1861 ebbe la cattedra di Anatomia comparata a Pavia, poco dopo vinse la stessa cattedra a Bologna ed infine il 10 ottobre dello stesso anno fu nominato per decreto reale professore e direttore del Gabinetto di Anatomia comparata dell'Università di Napoli. Qui egli creò di sana pianta il nuovo museo e nel giro di pochi anni riuscì a farne uno dei più ricchi e famosi d'Italia. Non si occupò solo di anatomia: famosi sono i suoi studi sulla bioluminescenza degli invertebrati marini e numerosi altri lavori sull'anfiosso, Cnidari, Platelminti, Anellidi, Molluschi, Artropodi e effettuò indagini sulla biologia della riproduzione degli Anfibi Caudati. Paolo Panceri, effettuò dissezioni su diversi esemplari di delfinidi rinvenuti nel Golfo di Napoli, Negli anni 1860-61 tenne gli insegnamenti di Zoologia e Anatomia presso la Scuola Superiore di Medicina Veterinaria a Napoli, e collaborò anche allorganizzazione ed all'incremento delle collezioni del Museo Anatomico di Veterinaria come testimonia il reperto da lui preparato, conservato ancora oggi.
Nel 1872, a causa di una polmonite, fu costretto a cambiare clima e trascorse l'inverno in Egitto accompagnato dal suo primo assistente Giuseppe Gasco, dedicandosi allo studio della fauna locale ed all'antropologia. L'anno seguente organizzò una spedizione scientifica con Achille Costa (Direttore del Museo Zoologico dell'Università di Napoli) ed Emilio Cornalia (Direttore del Museo di Storia Naturale di Milano) sull'alta valle del Nilo. Tornato a Napoli nel 1874 con un'ampia raccolta di esemplari per il suo museo, riprese l'attività didattica a cui tanto teneva.
Per il suo museo recuperò la collezione Delle Chiaie (conservata presso l'ex Gabinetto di Anatomia Generale e Patologica dell'Università di Napoli) e curò l’acquisizione di numerosi nuovi esemplari, tra i quali lo scheletro di un esemplare di Balena Franca Nordatlantica Eubalaena glacialis catturata a Taranto (Puglia) nel 1877 (specie rarissima nel Mediterraneo), e diversi altri reperti mediante scambi con musei del Nord Europa.
Fu nominato Cavaliere dell'Ordine del Merito civile di Savoia. Le sue condizioni fisiche però subito peggiorarono e la notte del 12 marzo 1877, a soli 43 anni, si spense per arresto cardiaco causato dalla grave pleuropolmonite.
Tavola originale che Illustra la Balena di Taranto (tratta da Capellini, 1877).
Bibliografia di riferimento
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